Inserisci username e password nei campi sottostanti.
Username:
Password:

Regola 2007: Presentazione - Origine e Carisma



Lettera di promulgazione (2007)

Lettera di promulgazione (1984)

Decreto SCPRIC

Abbreviazioni e sigle

La Congregazione di san Giuseppe


Origine e carisma della Congregazione






«Il carisma dei Fondatori si rivela come un'esperienza dello Spirito
trasmessa ai propri discepoli per essere da questi
vissuta, custodita, approfondita e costantemente sviluppata
in sintonia con il Corpo di Cristo in perenne crescita» (MR 11).




LETTERA DI PROMULGAZIONE



Roma, 19 marzo 2007

Solennità di san Giuseppe


Cari Fratelli,

sono lieto di presentarvi il testo rinnovato della Regola, frutto di alcune modifiche apportate dai capitoli generali del 1994 e 2000, e soprattutto della revisione ge-nerale operata in base alle disposizioni di questo ultimo capitolo e definita nel XXI capitolo generale del 2006. Tale revisione ha comportato il trasferimento di articoli o parti di essi dalle Costituzioni al Direttorio, l’inserimento di nuovi contenuti, soprattutto giuridici, esigiti dalla mutata situazione della congregazione e derivanti dagli ultimi documenti ecclesiali sulla vita consacrata e una migliore precisazione di alcuni aspetti carismatici. Inoltre la Regola è stata perfezionata dal punto di vista stilistico, terminologico e strutturale.

Il testo delle Costituzioni, così modificato, è stato approvato dalla Congregazione per gli Istituti di Vita consacrata e le Società di Vita apostolica con decreto dell’11 febbraio 2007.

Siamo grati ai confratelli che hanno dato il loro contributo competente ed appassiona-to a questo lavoro, facendo parte delle varie commissioni costituite a tale scopo in questi anni.

Per mandato del XXI capitolo generale del 2006, promulgo il testo rinnovato della Regola, Costituzioni e Direttorio, stabilendo il 18 maggio del corrente anno, solennità litur-gica del nostro santo Fondatore, la sua entrata in vigore con valore normativo per tutta la congregazione in sostituzione della precedente Regola.

«L’adattamento e il rinnovamento della vita religiosa, voluti dal Concilio non avranno mai termine», così scriveva nel 1984 p. Paolo Mietto presentando il testo della Regola, re-datta secondo le indicazioni del Concilio Vaticano II.

È una verità che non tocca solo la Regola scritta, ma soprattutto… la vita vissuta: la risposta gioiosa e fedele al Signore ci chiede di rinnovare ogni giorno l’impegno a cambia-re noi stessi per essere in modo sempre più evidente una testimonianza, umile e tenace, della luce del Cristo Crocifisso Risorto e un riflesso della Sua Divina Bellezza.

La Regola continui ad essere per noi un punto di riferimento in questo cammino.

Questo è l’augurio e l’impegno che condivido con voi.

Dio ci benedica, per intercessione dei nostri Santi Patroni.


d. Mario Aldegani

PADRE GENERALE



LETTERA DI PROMULGAZIONE


FA’ QUESTO E VIVRAI


Roma, 17 febbraio 1984

1° giorno del mese di san Giuseppe


Carissimi confratelli,

non senza commozione, dopo aver ringraziato il Signore nella preghiera, vi scrivo questa lettera con la quale ho la gioia di promulgare il testo ufficiale della Regola rinnovata che comprende le Costituzioni definitivamente approvate dalla Chiesa e il Direttorio che le specifica.

1. A tutti noi è dato di vivere una importante tappa miliare nel cammino storico della nostra cara congregazione!

È una tappa che si congiunge con quella di ottant’anni fa, quando, il 1° agosto 1904, furono approvate definitivamente le prime Costituzioni.

È una tappa che si collega anche a quella in cui 17 anni fa la nostra congregazione muoveva con trepidazione il primo passo per attuare il rinnovamento e l’adattamento della vita religiosa e delle stesse Costituzioni, secondo le indicazioni del Concilio Vaticano II (cfr. circolare del p. Vincenzo Minciacchi, 25 febbraio 1967). L’aver vissuto questo tempo di grazia in spirito di amore, di preghiera, di purificazione interiore, di verifica del progetto di Dio sulla nostra congregazione, è oggi fonte di particolare gioia e di profonda gratitudine al Signore.

Molti attesero questo giorno, e non lo poterono vedere: penso in particolare ai com-pianti p. Luigi Casaril e p. Antonio Boschetti! Ma dal cielo essi certamente esultano con noi nel riconoscere nella Regola rinnovata la continuità del dono concesso dallo Spirito Santo alla Chiesa per mezzo di san Leonardo Murialdo nostro Fondatore!

2. La Chiesa, in nome del Signore, ci affida parole scritte da uomini, ma che hanno il dono di manifestarci la nostra identità, di rivelarci il progetto di Dio per la nostra congregazione, e che quindi diventano per noi luce e forza perché possiamo vivere con fedeltà dinamica il carisma della congregazione.

Il nostro primo ringraziamento per questo dono va a Dio, che anche in questo ci esprime l’amore attuale e provvidente di Padre che Egli ha per noi.

Il secondo ringraziamento va a tutti voi, carissimi confratelli, che in vario modo avete collaborato a far maturare questo frutto: i membri delle singole commissioni, i membri dei capitoli, e tutti coloro che hanno inviato suggerimenti o che hanno offerto la loro preghiera e il loro sacrificio. Davvero «si è verificata una grande partecipazione da parte della congregazione!» (cfr. circolare del p. Girolamo Zanconato, 30 marzo 1979).

3. Se prendiamo ora in mano queste Costituzioni e le confrontiamo con quelle approvate ottant’anni fa, riscontriamo immediatamente la “novità” del testo attuale. Essa consiste in un «ritorno alle fonti» cioè al Vangelo e al carisma del Fondatore come pure in un «adattamento alle mutate condizioni dei tempi» (PC 2).

La Regola attuale è dunque il frutto di una duplice fedeltà: allo spirito del Fondatore e al rinnovamento voluto dalla Chiesa del Vaticano II per la vita religiosa nel mondo d’oggi.

Si tratta perciò di una novità che chiama ad un rinnovamento interiore, incessantemente operato in noi dal dinamismo dello Spirito Santo che ci aiuta a rispondere in modo adeguato, con la nostra identità e fisionomia propria di Giuseppini, col nostro stile di umiltà e di carità, ad un mondo che cambia rapidamente, che soffre e che attende una liberazione (cfr. Rom 8,22 23).

4. L’adattamento e il rinnovamento della vita religiosa voluti dal Concilio non avranno mai termine.

Essi tuttavia trovano ora per noi in questa Regola, ricca di Bibbia, di teologia e di carisma giuseppino, un punto di riferimento ben preciso. Il nostro cammino deve pertanto continuare tenendo presente che «l’auspicato rinnovamento... è da riporsi in una più esatta osservanza della Regola e delle Costituzioni» (PC 4).

Dovrà essere un’osservanza che scaturisca dalla nostra consacrazione (cfr. Cost. 128), cioè dall’amore che lo Spirito Santo infonde nel nostro cuore e che ci spinge «a seguire più da vicino Cristo povero, casto e obbediente, in una comunità di fratelli» (Cost. 1), e ad impegnare la nostra vita per la gioventù più bisognosa, dando prova «della forza trasformatrice del Vangelo per la promozione dell’uomo e per la costruzione di un mondo più giusto e più fraterno» (Cost. 3).

È l’amore, del resto, che riassume «tutta la legge e i profeti» (cfr. Mt 22,34 40).

Anche a noi pertanto il Signore dice: «Fa’ questo e vivrai!» (Lc 10,28). Ce lo ripete pure il nostro Fondatore: «Siate costanti nell’osservanza della Regola, la quale comprende Voti e Regola. Hoc facite et vivetis» (Ep., IV, 1675).

In questo impegno d’amore scopriremo di giorno in giorno che la Regola non riguarda solo la nostra santità personale, bensì un «comune ideale di santità e di apostolato» (Cost. 30), cioè il cammino di una comunità religiosa apostolica. La Regola riguarda per-tanto ciò che tutti noi, come singoli e come comunità, possiamo fare per gli altri i confratelli, i giovani, i poveri... e ciò che questi hanno il diritto di attendersi da noi.

5. Accogliamo dunque la Regola come dono di Maria Immacolata, nella cui solennità queste Costituzioni hanno avuto l’approvazione della Chiesa; accogliamola dalle mani stesse del nostro Fondatore che ci ripete, quasi come avvenne nel giorno della nostra prima professione: «Ricevi la Regola della nostra congregazione; custodiscila nel tuo cuore, essa sia per te guida per seguire Cristo e giungere così alla vita eterna».

San Giuseppe, nostro patrono, ci aiuti ad intraprendere una nuova tappa della storia della nostra congregazione, in cui alla Regola rinnovata si accompagni davvero il rinnovamento della vita religiosa.

La Regola che comprende Costituzioni e Direttorio e che, insieme al documento Origine e carisma della congregazione, è stata riveduta secondo quanto decretato dall’ultimo capitolo generale, modificata secondo le indicazioni della Santa Sede e le norme del nuo-vo Codice di diritto canonico, entrerà ufficialmente in vigore nella solennità di san Leonar-do Murialdo, il 18 maggio del corrente anno, con valore normativo per tutta la congrega-zione, in sostituzione della precedente Regola.

In I.M.I.

aff.mo
p. Paolo Mietto

SUPERIORE GENERALE




SACRA CONGREGATIO PRO RELIGIOSIS ET INSTITUTIS SAECULARIBUS
Prot. n. T. 31 1/82


DECRETO



La Congregazione di San Giuseppe, fondata da San Leonardo Murialdo, ha come missione nella Chiesa l’educazione dei giovani poveri, abbandonati e maggiormente bisognosi di aiuto.

Attenendosi alle direttive del Concilio Vaticano Secondo e ad altre disposizioni eccle-siastiche, ha riveduto le Costituzioni e composto un nuovo testo, che il Superiore Generale, a nome del Capitolo, ha presentato alla Santa Sede, chiedendo umilmente l’approvazione.

Questa Sacra Congregazione, dopo aver affidato il testo allo studio dei suoi Consultori, tenuto conto del parere favorevole del Congresso, che ebbe luogo il giorno 11 dello scorso mese di novembre, col presente Decreto lo approva e conferma con le modifiche stabilite dal medesimo Congresso, secondo l’esemplare redatto in lingua italiana, che si conserva nel suo Archivio, osservato quanto per diritto si deve osservare.

Riconoscendo in San Giuseppe il loro modello e patrono, i figli del Murialdo continuino con gioia il loro specifico apostolato a favore della gioventù, abbandonandosi con fiducia alla Provvidenza del Padre Celeste che li ha chiamati a collaborare con Lui in un così nobile ministero.


Roma, 8 dicembre

solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, anno 1983.-


E. Card. PIRONIO, Prefetto

† AGOSTINO MAYER o.s.b., Segretario





ABBREVIAZIONI E SIGLE



1.- Documenti ecclesiali

CIC Codex Iuris Canonici (1983).

ET Evangelica Testificatio:esortazione apostolica sul rinnovamento della vita religiosa (1971).

LG Lumen Gentium: costituzione conciliare sulla Chiesa (1964).

MR Mutuae Relationes: direttive sui rapporti tra i vescovi e i religiosi nella Chiesa (1978).

PC Perfectae Caritatis: decreto conciliare sul rinnovamento della vita religiosa (1965).

PI Potissimum Institutioni: direttive sulla formazione negli istituti religiosi (1990).

VC Vita Consecrata: esortazione apostolica sulla vita consacrata e la sua missione nella Chiesa e nel mondo (1996).

VFC La vita fraterna in comunità: documento sulla vita comunitaria (1994).

2.- Documenti di congregazione

Cost. 1904 Costituzioni della Pia Società Torinese di S. Giuseppe, in Le norme costituzionali della Congregazione di S. Giuseppe dagli inizi al 1969, a cura di Aldo MARENGO, (Centro Storico Giuseppini del Murialdo, Fonti e Studi, 1), Libreria Editrice Murialdo, Roma 1986, pp. 75 110.

Cost. 1923 Costituzioni della Pia Società Torinese di S. Giuseppe, in Le norme costituzionali..., pp. 117 162.

Dichiar. Eugenio REFFO, Dichiarazioni del “Ristretto” delle Regole della Congregazione di S. Giuseppe, a cura di Giovanni MILONE, Libreria Editrice Murialdo, Roma 1976.

Dir. 1936 Direttorio della Pia Società di S. Giuseppe di Torino, Scuola Tipografica Pio X, Roma 1936.

Doc. cap. CONGREGAZIONE DI S. GIUSEPPE, Documenti capitolari, Libreria Editrice Murialdo, [Roma 1971]. Gli articoli sono indicati con il numero marginale progressivo scritto in neretto.

Ep. Leonardo MURIALDO, Epistolario, a cura di Aldo MARENGO, 6 vol., Libreria Editrice Murialdo, Roma 1970 1998. Il primo numero indica il volume; il secondo la lettera.

Il fine Eugenio REFFO, Il fine della Pia Società Torinese di S. Giuseppe, Tipografia PP. Giuseppini, Pinerolo [1961].

Progr Programma della Congregazione di S. Giuseppe [1891], in Genesi e sviluppo delle Costituzioni della Congregazione di S. Giuseppe (Giuseppini del Murialdo) dal 1868 al 1940, a cura di Aldo MARENGO, Libreria Editrice Murialdo, Roma 1985, pp. 605 609.

Regolam. Regolamento della Congregazione di S. Giuseppe [1873], in Le norme costituzionali..., pp. 35 52. Gli articoli sono indicati con il numero marginale pro-gressivo posto tra parentesi tonde dal curatore del volume.

Regolam. Confr. Regolamento della Congregazione [Confraternita] di S. Giuseppe [1868], in Le norme costituzionali..., pp. 21 25.

Ristr. Ristretto del Regolamento della Congregazione di S. Giuseppe, in Le norme costituzionali..., pp. 57 64.

Scritti Leonardo MURIALDO, Scritti, 14 vol., (Centro Storico Giuseppini del Murialdo, Fonti e Studi, 5), Libreria Editrice Murialdo, Roma 1995 2006.

Spieg. Ristr. [Eugenio REFFO], Spiegazione [...] del Primo Regolamento (Ristretto) della Pia Società Torinese di S. Giuseppe, Tipografia PP. Giuseppini, Pinerolo 1958.

Test. Leonardo MURIALDO, Testamento spirituale, Introduzione, traduzione e note a cura di Giuseppe FOSSATI, Libreria Editrice Murialdo, Roma 1983.


NB. Le Costituzioni e il Direttorio, all’interno del testo della Regola, sono citati rispettivamente con C. e D.





LA CONGREGAZIONE DI SAN GIUSEPPE


La Congregazione di san Giuseppe fu fondata a Torino, il 19 marzo 1873, da san Leonardo Murialdo, nato nella stessa città il 26 ottobre 1828 e ivi deceduto il 30 marzo 1900. Fu beatificato da Paolo VI il 3 novembre 1963 e canonizzato dallo stesso Papa il 3 maggio 1970.

I membri della congregazione, chierici e laici, per raggiungere la perfezione della carità conducono vita comune nella professione pubblica dei consigli evangelici di povertà, castità ed obbedienza, e nella dedizione ai giovani poveri, abbandonati e maggiormente bisognosi di aiuto e di cristiana educazione.

Questo ideale di vita venne riconosciuto dalla Chiesa con l’approvazione diocesana della congregazione il 24 febbraio 1875 e poi pontificia il 17 giugno 1897. Le Costituzioni furono approvate il 1 agosto 1904 e, rivedute secondo le indicazioni del Concilio Vaticano II, l’8 dicembre 1983.

La Congregazione di san Giuseppe è un istituto clericale di vita consacrata di diritto pontificio.

La sua denominazione ufficiale è “Congregatio Sancti Ioseph”, espressa con la sigla “CSI”, a cui si aggiunge l’indicazione “Giuseppini del Murialdo”.

Il suo stemma è formato dalle lettere iniziali di Iesus, Maria, Ioseph IMI dentro una linea ovale circondata da raggi. Esso richiama l’intima unione della Famiglia di Nazaret.

Nelle singole nazioni dove opera, la congregazione ha denominazione e personalità giuridica proprie secondo le leggi di ogni Stato.







ORIGINE E CARISMA DELLA CONGREGAZIONE



I.- La vita consacrata è un dono dello Spirito che testimonia agli uomini il primato dell’amore di Dio1. Essa si esprime nella Chiesa come ricerca costante di Dio, come amore unico e indiviso per Cristo, come dedizione assoluta alla crescita del suo Regno.

La regola suprema della vita consacrata è quella di seguire Cristo secondo l’insegnamento del Vangelo2. A questa testimonianza di vita sono chiamati i membri di ciascun istituto religioso, vivendo e custodendo l’esperienza spirituale e apostolica del fondatore, approfondendola e sviluppandola nelle diverse situazioni a servizio di Cristo e degli uomini3.

Nel cammino storico della Chiesa è sorta, quale frutto dello Spirito, la “Congregazione di san Giuseppe”, fondata da san Leonardo Murialdo (Torino 1828 - 1900).

II.- Il carisma di san Leonardo Murialdo maturò progressivamente in circostanze e avvenimenti provvidenziali.

Attraverso l’esperienza personalissima della bontà e misericordia di Dio, egli intuì e visse con intima adesione la grande e profonda verità che Dio ci ama per primo, personalmente, in ogni istante, in modo infinito e soprattutto misericordioso. Convinto dell’amore del Padre, si abbandonò filialmente alla sua Provvidenza, cercando la sua volontà nei segni dei tempi e nelle quotidiane circostanze della vita, attuandola con umile fede.

Attratto da questo amore paterno, ricercò sempre l’incontro con Dio nella quotidiana meditazione della Sacra Scrittura, nella celebrazione devota e intimamente vissuta del Sacrificio eucaristico e dell’ufficio divino, nel dialogo personale e prolungato con Gesù nel SS. Sacramento. In Gesù Verbo incarnato, egli colse specialmente la rivelazione della misericordia del Padre.

All’amore di Dio il Murialdo corrispose con un lungo cammino di santità operosa, in un severo spirito di mortificazione e di penitenza, nella contemplazione della vita nascosta di Gesù a Nazaret e della sua passione, come espressione dell’amore di Cristo adorato nel suo Sacro Cuore. Onorò poi la Vergine Maria, mediatrice di grazia e madre della misericordia.

La comunione con Dio vissuta nel clima della spiritualità del suo tempo, la relazione continua con le personalità dell’ambiente ecclesiastico più note per santità di vita, chiarirono in lui il significato e le esigenze del suo servizio di carità fra gli uomini.

III.- Dopo la sua ordinazione sacerdotale (1851), il Murialdo si dedicò di preferenza alla soluzione dei problemi religiosi, morali e sociali delle classi popolari; in particolare attese, negli oratori dell’Angelo Custode (1851 - 1857) e di San Luigi (1857 - 1865) a Torino, alla formazione di quei giovani più direttamente esposti a subire le conseguenze negative dei condizionamenti e degli squilibri della società.

La nomina, nel 1866, a rettore del Collegio degli Artigianelli di Torino, istituzione sorta allo scopo di assistere, educare cristianamente e addestrare al lavoro professionale i giovani poveri, orfani ed abbandonati, segnò una svolta decisiva nella sua vita. Qui egli si trovò a dirigere un gruppo di educatori, alcuni dei quali poi confluirono nella “Confraternita di san Giuseppe” (1867), i cui membri, prendendo come patrono e modello san Giuseppe, si impegnavano nella «difficile cura dell’educazione dei giovani poveri ed artigiani»4.

Il Murialdo si inserì pienamente in questa missione educativa e caritativa, che rispondeva ad alcune sue inclinazioni apostoliche più genuine, impegnando tutto se stesso per il bene dei giovani. Sempre attento alla voce del Signore e pur attendendo ai suoi impegni all’interno dell’Opera Artigianelli, continuò tuttavia a partecipare ad iniziative apostoliche anche all’esterno, soprattutto in favore del mondo operaio.

IV.- Il Murialdo avvertì sempre più distintamente che la formazione dei giovani è fondamentale per una efficace promozione umana e cristiana del popolo. Egli maturò così definitivamente la sua specifica vocazione di dedicarsi all’educazione dei giovani delle classi popolari, con dichiarata predilezione per i giovani più bisognosi.

Inoltre, si riconobbe nella spiritualità e nella missione dell’Opera Artigianelli: le animò e le potenziò con la ricchezza della sua esperienza spirituale e apostolica fino a farle sbocciare in una nuova congregazione di vita consacrata di cui riconobbe san Giuseppe modello, patrono e titolare5.

Docile alla volontà di Dio, il 19 marzo 1873, diede inizio alla “Congregazione di san Giuseppe”, costituita da sacerdoti e fratelli laici, che si qualificò nella Chiesa come famiglia di educatori dedita «alla cristiana educazione dei giovani poveri, orfani o abbandonati od anche solo discoli»6. Questo fatto segnò una tappa fondamentale nella sua vita spirituale ed apostolica.

Il Murialdo accolse il dono della vita consacrata tra la gioventù con intima convinzione, nell’umile disposizione di chi si mette con gioia a servizio dei prediletti di Dio, e come risposta all’amore misericordioso del Padre.

Tra i sacerdoti e i chierici che costituirono il primo nucleo della nuova istituzione vi erano don Giulio Costantino (1842 - 1915) e don Eugenio Reffo (1843 - 1925), che divennero poi successori del Murialdo alla guida della congregazione.

V.- L’azione del Murialdo era sostenuta da doni soprannaturali di grazia e da alcune caratteristiche doti umane. La sua opera evangelizzatrice fu sempre animata da un profondo senso ecclesiale, vissuto nella fedeltà alle direttive del Papa e dei vescovi. Per questo il Murialdo volle che l’obbedienza alla gerarchia della Chiesa costituisse una nota caratteristica della sua famiglia religiosa7.

Spinto dall’amore di Cristo e animato da coraggio evangelico, si rese presente dove la Chiesa del suo tempo, solidale con i poveri e i deboli, operava per una promozione umana della società con vari e diversi organismi, collaborando con tutti, laici o ecclesiastici, in forma disinteressata, in concordia e unità, dovunque si offrisse l’occasione e l’opportunità di servire i fratelli.

Infatti tentò vie nuove ricercando appassionatamente forme apostoliche

rispondenti ai segni dei tempi, partecipò attivamente al nascente movimento cattolico facendo parte dell’Unione Operaia Cattolica e dell’Opera dei Congressi, dimostrando una spiccata sensibilità verso il mondo del lavoro e quello della stampa.

La sua intuizione lo portò a comprendere che la povertà e la miseria possono creare nel cuore degli uomini il risentimento, il senso di insicurezza e l’indifferenza per il lavoro; perciò volle che i suoi giovani si qualificassero professionalmente al fine di procurarsi il sostentamento e un’onesta posizione nella società8.

In tutta questa sua attività, egli era guidato da un’esigenza di qualità, che era solito esprimere anche con l’esortazione «facciamo il bene, ma facciamolo bene»9, e da una volontà di aggiornamento continuo per dovere di competenza e di qualificazione personale. Seppe inoltre raggiungere un singolare equilibrio tra orazione e azione, condizione essenziale di fecondità apostolica.

La sua dedizione nascosta e il suo umile zelo si esprimono bene nel motto «Taciamo e facciamo»10, di cui fece proprio lo spirito. Da questo suo atteggiamento interiore aveva origine quell’umiltà disinvolta e sorridente che lo rese amabile a tutti e collaboratore ricercato.

VI.- La Congregazione di san Giuseppe nacque dalla fusione vitale dell’esperienza del Murialdo con quella del gruppo educativo dell’Opera Artigianelli.

San Giuseppe, «l’umile artigiano di Nazareth»11 e «l’educatore ottimo di Gesù»12, divenne il modello dal quale la congregazione trasse i suoi lineamenti caratteristici, in particolare: l’obbedienza pronta al volere del Padre in spirito di fede13; la scelta evangelica della vita povera, oscura, laboriosa14; l’unione con Cristo nella vita quotidiana15; la dedizione ai giovani poveri16; la valorizzazione del fratello laico, soprattutto dove è curata la formazione artigiana dei giovani o dove i giovani stessi lavorano17.

VII.- La congregazione, ad esempio «del suo patrono S. Giuseppe..., professa in modo speciale la pratica dell’umiltà e della carità»18, espressione di un particolare stile di vita, non per imporsi un nuovo dovere ma semplicemente per manifestarsi secondo le proprie caratteristiche, derivate dalla sua origine e anche volutamente scelte per ragioni spirituali e apostoliche19.

La congregazione, cioè, è lieta di «occupare l’ultimo posto e di lavorare attivamente come se fosse nel primo»20, poiché «per l’umiltà esiste, per la carità essa opera»21. Questo modo di agire richiede decisione, generosità e insieme semplicità e modestia.

VIII.- Consapevole dei propri limiti e convinta che quanto di bene compie è dono della Provvidenza divina e dell’azione dello Spirito Santo, «la nostra piccola Congregazione di S. Giuseppe praticherà anzitutto e soprattutto la virtù dell’umiltà, e da essa prenderà forma»22, tanto da divenirne «scuola e palestra»23.

Dinanzi al meraviglioso disegno dell’amore di Dio e ai grandi benefici con cui Egli continuamente viene incontro alla sua piccolezza per renderla strumento adatto alla sua missione, la congregazione sente l’esigenza profonda di vivere con questo spirito attraverso la testimonianza di una vita povera e nascosta, quale era vissuta nella casa di Nazaret.

IX.- Vivere lo spirito di umiltà comporta, anzitutto, per ogni confratello l’accettazione di se stesso, con le proprie doti e i propri limiti, senza vanto né abbattimento; significa, inoltre, accettare i confratelli, i superiori e la congregazione tutta in un atteggiamento di comprensione, di servizio e di dialogo24.

L’umiltà, poi, genera la fiducia nell’opera di Dio, la perseveranza nelle difficoltà, la pazienza nelle contraddizioni e, in ogni situazione, il senso di riconoscenza al Padre i cui disegni provvidenziali sono accolti con prontezza e attuati con gioia.

X.- L’umiltà si manifesta nella povertà, individuale e comunitaria, «Umiltà grande amica della povertà»25 che si esprime con una vita semplice e sobria, e sull’esempio di Cristo, il quale «spogliò se stesso assumendo la condizione di servo»26 e «da ricco che era si è fatto povero»27, nel preferire i ministeri più disagiati e nel dedicarsi ai giovani che si trovano in maggiore necessità28.

Mettendosi a disposizione dei poveri senza vani desideri di successo, la congregazione vuole essere segno di valori che hanno il loro fondamento in Cristo.

Essa, perciò, non ama apparire per grandiosità di opere, ma ricerca un autentico servizio per la santificazione dei propri membri e delle classi più umili del popolo29.

XI.- L’umiltà, poi, porta i confratelli a parlare con semplicità «della loro piccola congregazione»30, amandola però intensamente; a non cercare lodi e pubblicità sforzandosi solo di «far bene e molto bene»31 e a non desiderare riconoscimenti autorevoli, né civili, né ecclesiastici32.

XII.- Prova di umiltà per la congregazione è inoltre la rispettosa obbedienza alle direttive del Papa e dei vescovi33, come pure la disponibilità a dare la sua collaborazione, nei settori corrispondenti al suo fine apostolico, anche ad istituzioni ed organismi non diretti da essa, sia laici, diocesani o di altre congregazioni34.

XIII.- Il secondo contrassegno del religioso giuseppino è «un’ardente carità verso Dio e verso il prossimo»35.

La carità si manifesta, in primo luogo, nell’amore alla congregazione «quantunque piccola, quantunque meschina... per la stessa ragione per cui amiamo la famiglia... perché la famiglia... siamo noi che la formiamo; siamo noi membri della famiglia... Tutti i fratelli fanno la famiglia; tutti i confratelli fanno la congregazione...»36.

Le comunità, poi, devono «essere la vera palestra della carità»37, dove regnano tra i confratelli la stima, la cordialità dell’amicizia, il rispetto reciproco, la concordia, il servizio, la partecipazione alle stesse preoccupazioni38. Ogni confratello saprà soffrire con chi soffre, gioire con chi è nella gioia, pregare gli uni per gli altri, portando il peso l’uno dell’altro con spirito di fede39, in modo da formare «una sola e ben unita famiglia»40, simile a quella di Nazaret41. Formando «un cuor solo e un’anima sola»42 nella consacrazione e nella missione apostolica, i confratelli non vivano più per se stessi ma per Colui che per gli uomini è morto e risorto43.

La comunione di amicizia e di carità, vissuta sul modello della famiglia di Nazaret e delle prime comunità cristiane, garantirà così un ambiente accogliente e rispettoso dove si potrà veramente dire: «Ecco quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme»44. L’amore vicendevole nella «perfetta unità di volontà e di azione»45 offrirà una valida testimonianza al mondo, che riconoscerà i membri della comunità come discepoli di Cristo dalla loro comunione di vita46.

In particolare la carità si manifesterà verso i confratelli anziani e ammalati i quali saranno trattati con «le più amorevoli cure»47 e «con una certa squisitezza generosa»48, assistendoli premurosamente anche per la loro vita spirituale49.

Inoltre la congregazione «nella sua carità non dimentica i confratelli defunti»50 con la preghiera e soprattutto con la celebrazione dell’Eucaristia in loro suffragio51.

XIV.- La stessa carità porta ogni confratello a dedicarsi con zelo e premurose attenzioni all’educazione cristiana dei giovani poveri, occupandosi continuamente di loro52 e vivendo con loro da «amico, fratello e padre»53 per aiutarli a realizzare il disegno che Dio ha su ciascuno di essi. Per questo i confratelli valorizzeranno la formazione catechistica, così da suscitare nei giovani una vera fede cristiana, sostenuta dai sacramenti54, e animarli a divenire testimoni e apostoli dell’amore del Padre e i primi collaboratori nell’opera educativa.

I confratelli avranno per i giovani un profondo rispetto come persone e membra di Gesù55, e si mostreranno dinanzi a loro «con viso lieto e col cuore contento»56, attirandoli «al bene colle amabili attrattive della più soave carità»57. Imiteranno così l’atteggiamento di san Giuseppe verso Gesù58 e il comportamento delicato e rispettoso del Murialdo verso i giovani.

È una caratteristica della tradizione quella che porta i confratelli a una comunione di vita con i giovani, condividendo con essi l’orario delle occupazioni e gli ambienti di lavoro, e creando con essi un clima di familiarità schietta e rispettosa.

XV.- Un altro aspetto della carità verso i giovani è l’apostolato svolto come “comunità educativa” in cui i confratelli vivono in unità di pensiero, di azione e di amicizia la loro missione59.

XVI.- Lo stile di vita semplice e povera, proprio dei membri della congregazione, permette loro di vivere accanto al povero con la disponibilità di chi sa apprezzare e capire l’uguaglianza di tutti gli uomini figli di Dio, e di chi sa scoprire nella vita di fede una sorgente di bontà, di sincerità, di pazienza e di grande apertura e concordia con tutti60.

In particolare, la congregazione, solidale con coloro che sono i prediletti del Signore, sarà «larga verso i poveri, soccorrendoli secondo le proprie forze»61, con grande carità e «si mostrerà generosa di ospitalità verso chi ne abbisognasse»62.

XVII.- Per spirito di carità la congregazione conserva cordiali e fraterne relazioni con le altre congregazioni e con il clero diocesano, cercando in ogni caso la pace e l’unione63.

XVIII.- Umiltà e carità, che costituiscono «la nota caratteristica»64 e «la tessera di riconoscimento»65 della congregazione, cresceranno se ogni confratello le chiederà con insistenza nella preghiera e nella meditazione costante della vita di san Giuseppe a Nazaret.

XIX.- La congregazione trae la sua configurazione nella Chiesa dal carisma spirituale e apostolico del Murialdo, partecipato e vissuto dai confratelli. Esso si esprime in uno stile di vita e di azione, che nella Chiesa la distingue da altre famiglie religiose che pure hanno il medesimo scopo apostolico.

I lineamenti caratteristici della congregazione si esprimono anche nelle sue tradizioni di vita e di preghiera, che costituiscono una preziosa eredità del Fondatore.

Nel Mistero eucaristico i confratelli di san Giuseppe trovano il centro e la sorgente del loro essere e del loro operare. La santa Messa, celebrata con intima devozione, li porta a partecipare al sacrificio di Cristo e a meditare il suo amore manifestato nella sua passione, morte e risurrezione. Nell’adorazione eucaristica prolungata, personale e comunitaria, essi continuano a partecipare al mistero pasquale, godono dell’intima familiarità con Cristo, intercedono per tutti gli uomini, in particolare per i giovani a loro affidati66, e da Lui ottengono un aumento di fede, speranza e carità.

I confratelli, poi, nutrono «grande fiducia»67 in san Giuseppe, invocato per tradizione come «il nostro santo»68; a lui si rivolgono per la soluzione di ogni problema e affidano alla sua protezione la casa, i giovani e l’intera congregazione. Essi considerano loro compito specifico diffondere nella Chiesa la sua devozione69.

XX.- Nel corso degli anni, di fronte a situazioni nuove la congregazione, come ogni organismo vivente, ha sviluppato il suo carisma apostolico.

II Murialdo, infatti, nell’opera di Oderzo, assecondando le indicazioni della Provvidenza, nel 1891, estese la missione della congregazione anche ai «giovani di civile condizione», i quali «non hanno meno bisogno di cristiana educazione di quello che l’abbiano i derelitti e i diseredati»70; ma egli voleva che queste opere non distogliessero dall’attenzione preferenziale per i giovani poveri e bisognosi71.

Dopo la morte del Murialdo, la congregazione, nel 1909, con l’apertura in Roma della prima parrocchia, si dedicò anche a questo ministero pastorale. Secondo lo spirito giuseppino, le parrocchie devono essere situate in zone popolari che offrono un adeguato campo di servizio alla gioventù più bisognosa72.

Precedentemente, nel 1904, la congregazione ha iniziato in Libia (Africa), la sua attività nelle missioni, attuando una linea apostolica sentita fin dalla fondazione73.

XXI.- Il nucleo centrale dello spirito della congregazione sta dunque nel vivere in umiltà e carità, sull’esempio di san Giuseppe, la risposta all’amore attuale, infinito, personale e misericordioso che Dio ha per ogni uomo.

È volontà del Fondatore, come egli ha espressamente lasciato scritto nel suo Testamento spirituale, che tutti i confratelli si impegnino a vivere e a diffondere attorno a sé, e particolarmente all’interno della congregazione, questa verità di fede e che nutrano un’incrollabile confidenza in Dio74.

L’amore a Dio Padre assumerà, come nel Fondatore, i caratteri della riconoscenza e della tenerezza nella convinzione commossa dell’incomprensibile gratuità dei suoi doni e nel ricordo sempre vivo e attuale della sua misericordia.

Esso si manifesterà inoltre nella ricerca assidua e amorosa della volontà di Dio, nell’abbandono filiale alla Provvidenza e nel servizio disinteressato ai fratelli più poveri e bisognosi.

È ugualmente desiderio del Fondatore che ogni confratello e la congregazione tutta nutrano e diffondano una tenera devozione a Maria invocata come mediatrice di grazia e madre della misericordia75.

XXII.- È compito della congregazione conservare e ravvivare questo particolare dono di santità nella Chiesa. Ogni confratello lo fa proprio attraverso la formazione e lo approfondisce nella sua vita con la meditazione assidua e filiale sul Fondatore e sulla tradizione della congregazione.



Note



1 cfr. ET 1

2 cfr. PC 2a

3 cfr. MR 11

4Regolam. Confr., I, 3

5 cfr. Regolam., 5 6; Dichiar., p. 38; Dir. 1936, 20

6Regolam., 176; cfr. Dichiar., p. 12

7 cfr. Regolam., 94 95

8 cfr. Scritti, X, p. 119

9Scritti, IX, p. 234

10Scritti, X, p. 154

11Spieg. Ristr., p. 57; cfr. Dichiar., pp. 13, 84

12Cost. 1904, 80; cfr. Dir. 1936, 367

13 cfr. Spieg. Ristr., p. 60

14 cfr. Regolam., 2; Spieg. Ristr, p. 54

15 cfr. Dichiar., p. 38

16 cfr. Dichiar., p. 38

17 cfr. Regolam., 44 45

18Progr., III; cfr. Regolam., 12; Spieg. Ristr, pp. 81-82

19 cfr. Spieg. Ristr., p. 82

20Dichiar., p. 1

21Dichiar., p. 12

22Dichiar., p. 5

23Progr., III

24 cfr. Doc. cap., 96

25Spieg. Ristr., p. 85

26 Fil 2,7

27 2Cor 8,9

28 cfr. Spieg. Ristr., pp. 85-86

29 cfr. Spieg. Ristr., p. 86

30Dichiar., p. 6

31Dichiar., p. 7

32 cfr. Dichiar., p. 7

33 cfr. Regolam., 94 95; Dichiar., p. 12

34 cfr. Regolam., 97

35Regolam., 12

36Scritti, IV, p. 366

37Dichiar., p. 16

38 cfr. Dichiar., pp. 16-17

39 cfr. Rom 12,15; Gc 5,16; Gal 6,2

40Regolam., 9; cfr. Dir. 1936, 183

41 cfr. Regolam., 9; Spieg. Ristr., pp. 46, 58, 73; Progr., III

42 At 4,32

43 cfr. 2Cor 5,15

44 Sal 133,1

45Regolam., 193

46 cfr. Gv 13,35

47Regolam., 150

48Dichiar., p. 16

49 cfr. Regolam., 166; Dichiar., p. 16; Dir. 1936, 570

50Dichiar., p. 17

51 cfr. Regolam., 167

52 cfr. Regolam., 177, 184; Dichiar., p. 13

53Regolam., 4

54cfr. Regolam., 180 181

55cfr. Regolam., 183

56Regolam., 184

57Dichiar., p. 14

58cfr. Spieg. Ristr., pp. 58, 60-61

59 cfr. Scritti, IV, p. 326; Doc. cap., 108

60 cfr. Spieg. Ristr., p. 89; Dichiar., pp. 14-15

61Dichiar., p. 14

62Dichiar., p. 14; cfr. Regolam., 161; Dir. 1936, 312

63 cfr. Regolam., 12; Dir. 1936, 17

64Spieg. Ristr., p. 82

65Spieg. Ristr., p. 83

66 cfr. Regolam., 185

67Regolam., 6

68Spieg. Ristr., p. 61

69 cfr. Regolam., 6; Spieg. Ristr., pp. 61-62; Dir. 1936, 19-21

70Il fine, p. 122

71 cfr. Il fine, pp. 122-123

72Cost. 1923, 3

73 cfr. Regolam., 11

74 cfr. Test., p. 111

75Test., pp. 119-123



Versione per stampa
 
2007 © Congregazione di S. Giuseppe - Giuseppini del Murialdo - Tutti i diritti riservati • Informativa sulla Privacy • P.Iva 01209641008
Design & CMS: Time&Mind