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RUBRICHE: In poche righe



Qualche volta mi vengono fatte domande sulla televisione considerata "una cattiva maestra". Molti si lamentano per la volgarità e la maldicenza esibite in alcuni programmi e la degradazione delle discussioni pubbliche che ha spesso nell'arena del piccolo schermo la sua peggior fonte. Si pensi alle dichiarazioni e alle apparizioni di persone che, prima si macchiano di colpe, poi esibiscono sentimenti di odio o di perdono di fronte a milioni di persone.

Dov'è la dignità? Dov'è finita la decenza? Dov'è finito il pudore?

Sono domande che tutti abbiamo ascoltato più volte o abbiamo noi stessi rivolto.

Proprio nel temine "pudore" , un vocabolo spesso desueto, sta la cifra di molti atteggiamenti. Con la scusa di superare complessi ed inibizioni si arriva sovente a trivialità e comportamenti sguaiati. Il filosofo inglese Francesco Bacone notava che "la nudità è sconveniente nell'anima come nel corpo": c'è allora un'oscenità anche quando si ostenta la stupidità, la miseria morale e la perdita di decoro. Banalità, volgarità che assediano il quotidiano sono perciò il segno dello smarrimento non solo di valori e riferimenti, ma anche del bello . Come reagire allora?

Il poeta fiorentino Mario Luzi diceva che "di fronte allo schermo tv non si sa se la gente è con le mani alzate in segno di resa o di adorazione". Non bisogna , dunque, mai affievolire la tensione o abbassare la guardia nel rapporto con la rete della comunicazione odierna e con la sua forza. Abbattere ogni difesa , smorzare la capacità di critica, violare la dignità delle persone, sono tutti limiti che non possono essere superati. Ribadire, di fronte a chi condivide con noi il divano di casa, un giudizio critico su un programma, un confronto sguaiato, un'immagine volgare, equivale anche a riaffermare un giudizio , a ricordare una scala di valori, a sottolineare quali sono i veri sentimenti. Quando si spegne l'interruttore del piccolo schermo deve poi essere sempre chiaro che finisce anche il circo dello spettacolo con le sue luci e le sue finzioni. E ritrovare così nella vita normale le tracce di discrezione, riservatezza e misura.


 


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