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RUBRICHE: "Incontri" - Cittadini del mondo



L’incontro di questo mese è... doppio.

Due giovani confratelli giuseppini, provenienti da due diverse province, si sono incontrati e conosciuti in Guinea Bissau.

Accogliensdo l’invito del capitolo generale XXI ad arricchire la loro vita con un’esperienza di internazionalità, hanno chiesto di vivere il loro magistero fuori dalla loro provincia, e così uno è stato destinato a Bula, l’altro a Bissau, le due comunità della Guinea Bissau.

Anzitutto si presentano.

Mi chiamo CRISTIAN PAREDES, ho 25 anni, sono confratello giuseppino in tirocinio, sono ecuatoriano, proveniente da Santo Domingo de los Tsachilas e dal 7 luglio 2008 faccio parte della comunità di Bula.


Mi chiamo RAIMUNDO JOSE’ CORREIA CUNA, ho 29 anni, sono confratello giuseppino in tirocinio, provendo da Belem do Parà (Brasile), e mi trovo dal 19 marzo 2008 nella comunità di Bissau.


Perchè avete chiesto di venire in magistero in Africa?

CRISTIAN: Da quando entrai nella Congregazione, a 15 anni, sempre ho avuto il sogno di andare in Africa come missionario. Dopo due anni di magistero in Ecuador, in sintonia con il capitolo generale che ci parla di internazionalità e di interculturalità, ho pensato di chiedere un anno in più di magistero per realizzare quel sogno che mi accompagnava da sempre

RAIMUNDO: Anch’io, sin da quando entrai in congregazione, volevo essere missionario. La mia terra del Brasile, pricipalmente la mia diocesi di Belem do Parà, ha ricevuto molto in termini di evangelizzazione dai padri venuti dall’Europa, specialmente i Barnabiti, e così ho pensato che io potevo restituire qualcosa con la mia vita e sono stato incoraggiato dall’invito del nostro capitolo generale.


Che Africa avete trovato? Quella che sognavate o un’altra?

CRISTIAN: A parte i miei sogni, sono sempre stato preparato ad accettare la volontà di Dio attraverso la realtà che si presenta. E’ difficile dire o spiegare qual era l’Africa che mi aspettavo. Per me l’Africa è stata una chiamata di Dio, alla quale semplicemente ho risposto.

RAIMUNDO: Ci sono delle realtà che corrispondono all’Africa che mi aspettavo: un popolo allegro, che danza e canta... il mio Brasile, quello del nord-est, è molto segnato da questa cultura: questa è l’Africa che mi aspettavo.

Nella relatà socio-politica, invece, non mi aspettavo una così grande povertà, ma il popolo ha una grande speranza di migliorare.


Abbiamo intitolato questo incontro con voi “Cittadini del mondo”: vi sentite davvero così?

RAIMUNDO: Io mi sento cittadino del mondo perchè Gesù ha detto ai discepoli di andare in tutto il mondo e questo mi aiuta, stando in questa realtà, a fare la mia parte per l’evangelizzazione e per la promozione umana. Qui c’è una Chiesa molto giovane e molto viva e sono contento di mettermi al servizio di essa.

CRISTIAN: Dentro di me c’è sempre stata questa apertura agli altri, mi sento portato ad entrare in contatto con altre realtà diverse dalla mia, perchè questo arricchisce, aiuta ad essere più attenti alle persone, alla stessa Parola di Dio...


Come fanno un brasiliano e un ecuatoriano... a diventare amici???

(grande risata)

CRISTIAN: Sono diventato molto amico del mio confratello brasiliano Raimundo perchè sa fare dolci molto buoni ed io... sono goloso!

Seriamente: tutto è comoniciato con il corso di criolo che abbiamo frequentato insieme quest’estate, aiutandoci nelle difficoltà, parlando dei nostri ideali, condividendo i nostri sogni.

Abbiamo scoperto che abbiamo in comune una missione, un carisma, che abbiamo la stessa visione della vita e del futuro.. . Rispetto a questo le differenze di nazionalità o di lingua non significano nulla. Ci sentiamo davvero “cittadini del mondo”: aperti all’altro, alla sua particolarità e alla sua differenza.

RAIMUNDO: Siamo più o meno della stessa età, questo ci aiuta nell’amicizia. Siamo giovani confratelli ambedue. E’ molto importante essere amici e avere amici fra i confratelli.


Che visione avete della Congregazione, a partire dalla vostra esperienza missionaria?

RAIMUNDO: Penso di avere oggi una visione più ampia e più vera della congregazione. Uscire dalla propria terra apre gli orizzonti: qui nella comuità ho confratelli africani, italiani e brasiliani... insomma il mondo e la congregazione sono più grandi di quello che uno pensa!

CRISTIAN: C’è una visione diversa perchè si conosce e si convive con un’altra realtà, altre tradizioni, culture assai diverse e anche difficili da capire. Ma assumere questa difficoltà è molto arricchente per la persona e aiuta a crescere anche spiritualmente.

Mi piacerebbe che tutti i confratelli in formazione facessero un’esperienza come la mia: può essere difficile e avere momenti tristi, ma aiuta molto a conoscere meglio anche sè stessi: confrontarsi con i problemi degli altri può rafforzare la propria vocazione.



 


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