da: A. Giraudo, Aspetti
della sua spiritualità e del suo apostolato in: AA.VV. Don Eugenio Reffo confondatore dei Giuseppini del Murialdo, LEM,
Roma 1995, pp.109-110
L’articolo 3° del primitivo regolamento stabilisce
che «non solamente» la Congregazione
«s’intitola» a s.Giuseppe, «ma ancora si studia d’imitarne le virtù». Il
Servo di Dio dedica sostanziosi, anche se sobri, commenti a sviluppare
quest’affermazione. Partendo dalla figura spirituale e dal ruolo storico del
Santo, egli elenca le virtù e i ministeri giuseppini:
"È S.
Giuseppe la regola parlante della Congregazione, nella quale tutto deve essere
giuseppino, e dalla quale deve esulare ogni cosa che non sia secondo lo spirito
di San Giuseppe.
Tra le virtù
devono essere eminenti in noi: l’umiltà; la vita nascosta e la povertà
accompagnate da una fervente devozione alla Vergine Immacolata e al S. Cuore di
Gesù [...].
Quanto alle
opere e ai ministeri, impariamo da S. Giuseppe la vita laboriosa, lo zelo delle
anime, massime dei giovani, e la generosità del sacrificio".
Sulla considerazione degli scritti e della
predicazione, si può affermare che tutta l'attività di animazione e formazione
della Congregazione svolta dal Servo di Dio, ebbe come punto di costante
riferimento questo modello. La vivezza, il calore e l'efficacia con le quali
Don Reffo penetra e presenta la spiritualità giuseppina rivelano una diuturna
meditazione amorosa del Santo patrono e il grado di assimilazione delle virtù
rappresentate. Egli si dedicò con zelo intelligente alla propagazione della
devozione a S. Giuseppe, anche fuori della cerchia familiare, presentandolo
come l’ideale del buon cristiano e, particolarmente, dei religiosi (si vedano
le due splendide Novene).