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Dalla Sierra Leone nuove notizie



Dalla Sierra Leone, eccovi qualche nota, raccolta qua e là, in questi giorni di difficoltà.

 

Ora l’impressione più diffusa è la paura. Si sta in casa, e se si esce si cerca di non toccare nessuno. La gente sospetta del vicino; l’ebola avanza invisibile ma letale, e si vede, e si sente soprattutto nell’urlo delle sirene che vanno e vengono in continuazione. Si calcola che normalmente ogni giorno ci siano dai 20 ai 30 casi nuovi di persone infette, e i decessi aumentano. Si muore “a grappoli”, a famiglie, a villaggi. Le cifre cambiano, difficili da verificare, ma purtroppo sono in aumento.

 

Noi non stiamo aiutando la popolazione dal punto di vista medico, se non dicendo loro quali sono i modi di evitare il contagio: non contatto, no funerali, no riunioni, lavarsi le mani spesso. Cerchiamo di dare un po’ di speranza. Qui pregano volentieri, allora ci si mette insieme a pregare. Ammalarsi ora è da panico. Appena vedono un po’ di sangue, febbre o altro, pensano subito ad ebola, non a malaria, tifo o altre comuni malattie. Moltissimi ospedali, quelli non governativi, sono chiusi: ordine del governo. Restano aperti gli ospedali governativi, i casi aumentano diariamente, non ci sono posti, allora se ne ritornano a casa…e diffondono la malattia!

 

L’economia spicciola è in rapido degrado. Lo si avverte dall’aumento incontrollato dei prezzi; ogni giorno c’è un prezzo diverso. Chiunque fa il prezzo che vuole. Già prima non c’era lavoro, adesso per le strade i ragazzi che vendono acqua fresca, quattro banane, un pacchetto di caramelle o altro, sono aumentati a dismisura. Procurarsi il mangiare quotidiano diventa difficile. Più che pensare alla malattia, noi pensiamo alla povertà della gente, a coloro che hanno bisogni immediati. Nei villaggi la situazione è ancora più triste.

 

I politici litigano per dare colpe e meriti a chi meglio credono. A volte i medici non sono ascoltati e le decisioni sono prese a seconda del vantaggio politico. C’è chi litiga e cerca il proprio vantaggio sulla sofferenza altrui. Aiuti dall’estero sono arrivati e stanno arrivando: inglesi, americani, cubani, cinesi. Soldi e materiale stanno arrivando. Rimane il dubbio: andranno a beneficio di chi vive nella povertà o di chi è ridotto a miseria? Ce lo auguriamo.


(Luigi Cencin)