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Il padre generale in Sierra Leone



" Cronache di viaggio" di d.Mario:


"Giovedì 24 ho lasciato il Ghana e sono venuto in Sierra Leone, dove ho vissuto con gioia la due giorni sacerdotale di Bo, con l'ordinazione, il sabato e la prima messa dei due preti novelli, la domenica.
È stata una bellissima occasione anche per l'incontro gioioso dei confratelli della Delegazione Africa che sono venuti da tutte le comunità della Sierra Leone ed alcuni pure dal Ghana e dalla Guinea Bissau.

La settimana dal 28 gennaio al 2 febbraio sono a Lunsar. Qui incontrerò i confratelli ed i ragazzi della scuola. Sono inoltre programmati, per lunedì e martedì, alcuni momenti importanti con il consiglio di delegazione.

Mercoledì a Makeni si terrà un'assemblea aperta dei confratelli della delegazione per guardare insieme il presente e il futuro della nostra famiglia religiosa in Africa.

Giovedì, a Makeni, ci sarà il rito dell'ammissione al postulato di cinque giovani aspiranti e venerdì l'incontro con i confratelli della delegazione impegnati nella formazione dei giovani.

Sabato la settimana terminerà con un altro momento di grande festa: la professione perpetua del confratello sierraleonese Joseph Tarawali, nella chiesa parrocchiale di Lunsar.

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di seguito l'omelia di p.Mario alla Prima Messa di Augustine e Michael
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Cari Fratelli e sorelle,

le letture di questa domenica, provvidenzialmente, sono molto adatte alla circostanza che ci vede riuniti qui nella gioia, in questa chiesa dove ieri sono stati ordinati sacerdoti i nostri fratelli Augustine e Michael.
Noi oggi facciamo festa con questi due fratelli che sull’altare del Signore, da sacerdoti, e sacerdoti per sempre, offrono a Dio pane e vino e insieme offrono la loro vita, pregano con il loro popolo ed ora anche per il loro popolo come intercessori, in nome di Cristo presso il Padre.

Michael ed Augustine: penso che la Grazia dello Spirito disceso su di voi e la consapevolezza con cui vivete questi momenti vi abbiano fatto già comprendere che per voi partecipare ad una Messa non è più come prima. Ora da sacerdoti voi prestate mani, voce e cuore a Gesù perché si rinnovi sull’altare il mistero grandissimo di un pane che si fa corpo, di un vino che si fa sangue per la salvezza del popolo. In ogni messa che celebrerete fino all’ultimo giorno della vostra vita, voi siete la voce del popolo credente che sale a Dio: voi non partecipate, né celebrate l’Eucaristia per voi stessi, ma per il popolo. E questo è solo il simbolo della vostra vita, resa così dall’ordinazione sacerdotale: una vita donata al popolo, ai giovani, per l’annuncio della salvezza che è per tutti noi Gesù Cristo, il Signore.
Grazie a voi si compie oggi per questo popolo la profezia di Isaia; grazie a voi, divenuti sacerdoti di Cristo per sempre, annunciatori della buona notizia ai poveri e agli umili come Gesù, grazie a voi “il popolo che camminava nelle tenebre” vede una grande luce.
Grazie a voi il Signore “moltiplica la gioia ed aumenta la letizia”.

Noi che siamo qui a far festa con voi, ci uniamo nell’inno di grazie per le grandi cose che il Signore ha compiuto nella vostra vita: la nostra gioia è lode e preghiera, perché la benedizione di Dio, la sua forza sempre sia su di noi e vi dia il coraggio di annunciare il Vangelo della giustizia e della verità e la costanza di mantenere con fedeltà gioiosa gli impegni che avete assunto.

Nella vita di ogni uomo, infatti, come tutti sappiamo, non vi sono solo giorni di gioia e di luce: vi sono anche giorni di bui, di tristezza o di inquietudine. I giorni nei quali ci sembra di perdere un po’ il filo e il senso della nostra esistenza. In questi giorni l’impegno alla fedeltà e la grazia che avete ricevuto vi aiuteranno a mantenere vive la gioia e la speranza.

L’apostolo Paolo, nel testo alla chiesa di Corinto che abbiamo letto, vi suggerisce quale impegno può sostenervi ogni giorno: quello dell’unità e della comunione nella comunità cristiana e nella chiesa.
Non siete sacerdoti per voi stessi, ma per la Chiesa; non siete sacerdoti per conto vostro: non ha senso il vostro sacerdozio se non nell’unità profonda e nella piena comunione con la Chiesa, cioè con il popolo di Dio, con il Santo Padre, con i Vescovi, con i vostri Superiori.
Se… correrete da soli, correrete invano e anche il bene che farete forse non sarà il bene che il Signore vuole e che porta frutto: se correrete i giorni della vostra vita sacerdotale sempre in comunione, ogni passo sarà un dono ricevuto e condiviso, una grazia per molti.
Nessuno di noi è importante: è importante il Vangelo! ed ogni sacerdote mette il dono della sua vita in comunione con il dono di tanti, anche dimenticando sé stesso, perché il Vangelo sia annunciato ed accolto, perché sia seme di giustizia e di libertà, di verità e di fratellanza.

Il contenuto del testo del Vangelo, poi, è ancora più opportuno ed adatto a noi e a voi, oggi.
La chiamata dei primi discepoli sulla riva del lago e quella parola di Gesù “Vi farò pescatori di uomini” vi riporta forse con la mente ed il cuore a quei momenti della vostra vita in cui si è fatta sentire anche per voi questa voce del Maestro che chiama, e quei misteriosi momenti in cui in voi si è fatta chiara la disponibilità a seguirlo e a mettere la vostra vita a servizio del Vangelo.
Ma ciò che mi pare importante ricordarvi è che questa chiamata e questa risposta cambiano totalmente la vita del discepolo e, poiché sono in fondo una chiamata ed una risposta che si ripetono ogni giorno, lo mettono in uno stato di continua conversione.
Ogni cristiano è in stato di continua conversione: sempre si domanda che cosa deve fare nei suoi giorni perché la sua vita sia degna della vocazione ricevuta; ma per un sacerdote, per uno che ha messo la sua vita totalmente al servizio di Gesù Cristo, questo appello quotidiano, continuo alla conversione è ancora più forte ed impegnativo: è quasi un’inquietudine, un’ansia che non permette di accontentarci mai di quello che siamo o che facciamo per il Signore, ma ci fa sentire fortemente che possiamo, che dobbiamo fare sempre di più. È quello che San Palo esprime quando scrive: “ Charitas Christi urget nos! - L’Amore di Cristo ci spinge” oppure “Guai a me se non evangelizzassi”.
Ecco: un discepolo, un sacerdote vive la Grazia che ha ricevuto dentro questa intensità che è quasi un tormento per lui: sto facendo abbastanza per il mio Maestro e Signore, sto donando davvero tutta la mia vita per la causa del Vangelo? Soltanto se un sacerdote tiene viva in lui questa ansia e ha il coraggio di coltivare ogni giorno come un esame di coscienza queste domande, è un degno e fedele servitore di Gesù e del Vangelo.
Del resto questo impegno quotidiano alla conversione, questa passione per il Vangelo, che è passione per Dio e passione per l’uomo, è ciò che ha fatto diventare santi degli uomini normali e anche con i loro difetti.
Un sacerdote non può non essere santo, non può non volerlo essere.
Un sacerdote è chiamato a sentire la santità non solo come un traguardo, ma come un quotidiano impegno.

Vi affidiamo nel vostro cammino al Signore che vi ha scelto; alla sua Madre Santa che è Madre di tutti i sacerdoti, perché vi accompagni nel cammino, con la sua tenerezza e con la sua materna premura.
Vi affidiamo a San Giuseppe e a San Leonardo Murialdo, maestri e modelli per noi di una vita santa, totalmente data al compimento della volontà di Dio e alla fedeltà alla vocazione ricevuta.
Portate all’altare i vostri cari, le vostre famiglie in particolare e il vostro popolo, che oggi in voi vede una grande luce.
Portate sull’altare, nella preghiera e nell’offerta anche la vostra, la nostra famiglia religiosa: anche per noi il vostro sacerdozio è una grande luce ed una speranza di futuro.
Amen.