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Terza giornata: conclusione della relazione morale





Oggi 6 giugno, nella mattinata il P. Generale e il suo consiglio ha terminato la presentazione della relazione morale.

Così concludeva:

è compito del capitolo illuminare il cammino con pensieri e parole che siano per la Congregazione e per la FdM tracce di speranza.

Ne abbiamo, e non poche.

La prima è nella consapevolezza di voler abitare la speranza assumendo la nostra fragilità e anche le nostre debolezze non come un limite, ma paradossalmente ed evangelicamente come una risorsa, perché “quando sono debole, è allora che sono forte”,

Un'altra traccia di speranza è la cura dell’autentica qualità della nostra vita nell’attenzione e preoccupazione per percorsi formativi

È una grande traccia di speranza di rinnovamento e di futuro questa voglia di mistica e di spiritualità che si fa prepotente nella nostra vita.

C’è una coscienza diffusa che questa è il nostro problema fondamentale.

La necessità di riposizionarci nel cuore di quella parola semplice e impegnativa del Murialdo, che riassume il suo impegno apostolico: “Poveri ed abbandonati: ecco i nostri”.

Qui c’è la nostra identità, il nostro rinnovamento e il nostro futuro.

Tenere sempre vivo il carisma come “stella polare”, punto di riferimento di ogni nostra lettura del presente o progetto sul futuro è segno di speranza: non è per noi un “giudizio” che ci atterrisce, ma una forza che ci anima, ci entusiasma, ci fa ritrovare ragioni di unità profonda e ci fa ritrovare insieme ad altri fratelli e sorelle nella FdM, consentendoci una lettura della nostra vita e una previsione del nostro futuro più consolante.

La sfida dello stare insieme, prendendoci cura gli uni degli altri, appare decisiva e segnata fortemente dai processi di cambiamento che ci stanno attraversando.

Noi non viviamo insieme con quelli che amiamo, ma siamo stati chiamati ad amare quelli con cui viviamo, costruendo una comunità che non è fondata sulla carne e sul sangue, ma sulla fede;

Per costruire intorno a noi la “comunità murialdina” e per essere parte viva della FdM è necessario stringere fra noi i legami e rinnovare i patti della fraternità.

La Congregazione sta cambiando: una nuova geografia, prospettive di internazionalità sempre più necessarie ed esigenti, ma anche linee nuove di rapporti fra i vari livelli della Congregazione.

Nella fluidità della situazione in movimento credo che sia traccia di speranza avere molta apertura di mente e molta flessibilità, senza irrigidirsi su nessuna struttura o formula organizzativa.

Infine è un grande segno di speranza, forse il più grande, nella sua fragile consistenza e nel suo essere messo a rischio dalla crisi che stiamo vivendo, la frontiera della missionarietà, che la nostra Congregazione ha aperto negli ultimi decenni, e che ha portato vitalità nuova.

Essa ci invita ad uscire da ogni mentalità localistica o individualistica per aprirci costantemente all’altro, in pensieri, parole ed opere; ci spinge là dove più grande è il bisogno dei giovani poveri.


Nel pomeriggio radunati nell’aula delle votazioni i capitolari hanno condiviso i primi apporti dei singoli al documento letto, prendendo confidenza con il sistema elettronico di votazione a loro disposizione.


[NGB]




 

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